Abitare il carcere
€ 3.00Il carcere può essere considerato una casa in cui si “abita”? La letteratura classica sulle istituzioni penitenziarie pone l’accento sulla netta distinzione tra lo spazio fuori e lo spazio dentro: ostile, anonimo, impersonale; il tempo dentro: sospeso, improduttivo, eterno. Recentemente però, ricercatori e ricercatrici hanno esplorato una serie di carceri in un certo senso “addomesticate”. Le loro analisi, a partire dall’esperienza delle persone recluse, saranno l’oggetto di un viaggio “nel ventre della bestia” come è stato definito nel famoso libro di Jack Abbott, in cui sbarre, cancelli e immobilità non sono più le componenti principali ed essenziali per definire l’incarcerazione, favorendo una nuova comprensione dell’esclusione e dell’isolamento.
Francesca Cerbini è ricercatrice all’Università di Palermo, dove insegna Antropologia Culturale, e ricercatrice collaboratrice del Centro em Rede de Investigação em Antropologia (CRIA) di Lisbona. Ha condotto ricerche etnografiche prevalentemente in Bolivia, Brasile e Portogallo concentrando i suoi interessi in contesti di forte marginalità ed esclusione sociale e occupandosi in particolare dell’Istituzione penitenziaria. In Brasile la ricerca verteva sull’epidemia di dengue e il coinvolgimento della comunità locale nelle questioni legate al virus e alla salute pubblica. Dal 2019 è impegnata in un’etnografia sul pluralismo religioso all’interno delle carceri portoghesi che mette in luce prospettive “decentrate” nell’interpretazione di contesti istituzionali appartenenti al cosiddetto Nord Globale. Sul tema ha scritto numerosi saggi in riviste scientifiche nazionali e internazionali, oltre ai libri La casa di sapone. Etnografia del carcere boliviano di San Pedro (Mimesis, 2016) e Prison Lives Matter (Elèuthera, 2025).
Francesca Cerbini & i Dialoghi
2025
Il programma sarà disponibile a breve...
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