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Se nemmeno due secoli fa Feuerbach affermava che “l’uomo è ciò che mangia”, oggi sembra
quasi vero il contrario: basta aprire un menu o leggere l’etichetta di qualsiasi prodotto
alimentare per realizzare fino a che punto ci identifichiamo piuttosto con ciò che non
mangiamo, tra scelte e rinunce dettate da tabù religiosi, motivazioni ecologiche, norme sociali
o mode che ci dividono a loro volta in “tribù alimentari”. Dunque, siamo ciò che mangiamo o è
ciò che non mangiamo a renderci umani? A partire da questo interrogativo, le autrici e gli autori ci invitano così a riconoscere nelle abitudini legate al mangiare – dalle diete agli sprechi, dal consumo bulimico all’astinenza totale – un termometro di salute sociale e psicologica.